Dopo l’esperienza del Volo dell’Angelo qualche maggio fa, quest’anno son tornata in Basilicata per: 1) riprovare quell’adrenalina che fa sentir vivi, 2) scoprire altri sapori e piatti genuini, 3) ammirare altri luoghi di questa regione così ricca di meraviglie nascoste. Questa volta il brivido correva sui ponti tibetani di Sasso di Castalda. Sospesi a 120 metri di altezza, 600 gradini da percorrere o, meglio, 600 spazi vuoti da superare tra un gradino e l’altro.
La sfida non è stata solo quella di mettere i piedi nei punti giusti, ma quella di riuscire a godere, nel frattempo, tra una gocciolina di sudore e l’altra, tra un attacco di tachicardia e un giramento di testa, della bellezza del paesaggio circostante, composto da boschi secolari e dal panorama sul borgo medievale.
Un’esperienza che mi ha segnata molto: vedere dall’esterno, dal basso, prima di intraprendere il percorso, tutte quelle persone in fila e, come su un “filo”, sospese nel vuoto e provare paura per quella loro precarietà e poi dopo, ritrovarsi a percorrere quel “filo”, sfidando le ansie, combattendole deponendo armi e difese, lasciandosi andare alla bellezza della natura intorno, abbandonandosi a quella meraviglia che può essere la vita. Non ci sono allora ponti troppo lunghi e spaventosi, quando da altezze così si è capaci di “toccare la Luna” (sarà per questo che lo chiamano così). Paura e abbandono alla bellezza, per me è stata questa l’esperienza del Ponte della Luna.
Merita una menzione il b&b che ci ha ospitato a Brienza, a pochi minuti da Sasso di Castalda, La Voce del Fiume, una dimora con camere da favola tra pareti in pietra che trasudano storia e il respiro della natura che entra dalle finestre, come quello del fiume che scorre sotto la struttura. Il momento della colazione poi è memorabile: la sala ha una vista panoramica dove fare bagni di luce la mattina, gustando i prodotti preparati dalle preziose mani di Rocchina Addobbato, proprietaria del B&B e promotrice entusiasta del suo territorio.
Validi i suoi consigli per il mangiare. Siamo stati infatti da La Grotta dello Stivale per provare i ravioli ai peperoni cruschi e altri primi fatti in casa da mamma Maria, così buoni e abbondanti che non c’è stato modo di provare i secondi. Ci torneremo. Non siamo mai sazi di bellezza.