Mia sorella è l’unico esemplare di pugliese che ha fatto, per un periodo abbastanza lungo della sua vita, l’emigrazione al contrario. Invece di scegliere il nord, la velocità, il futuro che avanza, ha preferito dilatare ulteriormente i suoi tempi e andare verso la Calabria. Io le sono particolarmente grata perché questo mi ha permesso di venire a conoscenza del magico mondo della cucina piccante, ma che dico piccante, da estintore direttamente sparato in bocca. Come quella volta che – dopo una lunga passeggiata estiva sotto il sole ruggente del Parco della Sila, tra lupi, caprioli, scoiattoli e cinghiali – per rinfrescarci, andammo a trovare ristoro all’Edelweiss di Camigliatello Silano. Ovviamente il ‘rinfrescarci’ era ironico.
La specialità del posto è la soppressata calabrese, un salume aromatizzato con pepe rosso, pepe nero, peperoncino, semi di finocchio, cumino e peperoni. Un’esperienza che non mi ha lasciata indifferente: nonostante il fuoco in bocca e le papille che alzavano bandiera bianca, il sapore mi ha conquistata fino a creare in me una dipendenza insana. Vi consiglio però, prima di ingerirlo, di assicurarvi di essere in ottime condizioni fisiche per assimilarlo senza indesiderati effetti secondari; non vorrei avervi sulla coscienza, io vi ho avvisato. Tornare fuori, sotto il bosco di conifere, sarà a questo punto un sollievo, pur con 40° gradi all’ombra. Se siete sul posto, non fatevi mancare una visita alla Riserva Naturale di Tasso e al Lago Cecita.
Eh già. La cucina calabrese è al primo posto in Italia. Lo dice una calabrese, non di partis, ma assolutamente sincera! 🙂
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