Dal fast allo slow. Dopo la veloce frittata agli asparagi, è la volta della puccia che, di primo acchito, può sembrare un pasto rapido. In realtà, se si prepara l’impasto, tanto rapido non è.
Avevo già accennato alla puccia leccese, un po’ di post fa. Si mangia tutto l’anno a Lecce, ma il 7 dicembre, il giorno della vigilia dell’Immacolata, quando il rito richiede il digiuno, diventa il piatto unico in tutte le famiglie nell’intera provincia e non solo. Ricetta della tradizione pre-natalizia, un’usanza dura a morire, di cui sentono la mancanza soprattutto i salentini quando vanno fuori a studiare o per lavoro.
Ma la puccia si può preparare anche da soli, quindi questo post è dedicato ai nostalgici, a quelli che non vogliono rinunciare alla tradizione pur stando lontani da casa. Occorrono solo mezzo chilo di farina, lievito, sale, acqua tiepida e il gioco è fatto. Si impasta tutto finché non si ottiene una pasta soffice ed elastica e si ricavano delle piccole pagnottelle. Bisogna lasciarle lievitare per almeno tre ore in un ambiente caldo prima di infornarle.Vi consiglio, durante l’attesa, l’ascolto dell’intera discografia dei The Coral, in particolare il pezzo “I Remember When“.
Nel condirle ci si può sbizzarrire, ma la tradizione, non fa mai mancare i capperi, le acciughe, il tonno, i pomodori e olio d’oliva a volontà. Altro che digiuno…
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