Un must del Natale lucano: baccalà aviglianese

Quando si dice Natale, si dice baccalà e quando si dice baccalà, si dice Avigliano.  Oggi, giorno della vigilia, è sulle tavole di tutti, o quasi, i lucani.

Un anno all’Osteria Gagliardi ho mangiato quello con i peperoni cruschi, vale a dire quelli rossi e dolci, seccati al sole. Un contrasto di colori e sapori – dal sapido del baccalà al piccante dei peperoni – che mi ha colpita (affondata) e mi ha fatto inserire questo piatto gustosissimo nella lista dei miei preferiti lucani.

A fine serata ho assistito ad un concerto natalizio nel vicino Castello di Federico II di Svevia a Lagopesole, frazione di Avigliano. Si respira storia, si prova riverenza e si rimane in silenzio estatico nelle sale della residenza di caccia dello “Stupor Mundi” anche se “Lu Cuastiedd”, in dialetto aviglianese, è ricordato anche per esser stato rifugio dei briganti, intorno alla metà del Novecento.

Oltre al baccalà, bisogna riconoscere ad Avigliano il merito di aver nutrito gli Stati Uniti di abitanti in cerca di lavoro e fortuna  – circa 9 mila nel periodo a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo – che hanno portato con sé la cultura italiana e la voglia di riuscire, sfidando le difficoltà di posti e lingua sconosciuti, lontano dagli affetti familiari e dal baccalà. Non sarebbe male ricordarselo nella vigilia di Natale.

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