Avete mai mangiato dei taralli dolci? Io no, finché mi son trovata di passaggio a San Martino Valle Caudina, località dalle parti di Benevento. Il posto ha un fascino sinistro (l’ascolto di Attento Joe di Edoardo Bennato fa intendere qualcosa) ma insieme ammaliante per la bellezza dei paesaggi, i palazzi antichi e il borgo medievale che gli è valsa la presenza in alcune scene nel primo film di Paolo Sorrentino de “L’uomo in più” (2001): l’indizio da cinefila, quale sono, non poteva mancare. Avete presente quando Toni Servillo ritorna da un concerto di piazza quasi deserto? Quella è la piazza XX Settembre di San Martino. E si dice ancora che Lucio Dalla abbia cantato qui per la prima volta nell’86 Caruso, durante una rassegna musicale. Insomma San Martino Valle Caudina è piena di aneddoti.
Ma torniamo ai taralli dolci, detti taralli di San Palerio che hanno come ingrediente principale l’uovo. Ce ne vogliono circa una decina nell’impasto insieme alla farina, agli aromi come la vaniglia e le bucce di agrumi, al latte e allo zucchero. Ogni ciambella ha circa 18 cm di diametro (grandi vero?) e dev’essere spezzata assolutamente con le mani, guai a chi usa il coltello. Si mangiano sia caldi, appena sfornati – ma prima di metterli in forno si fanno bollire – che freddi, bagnati nel vino bianco.
Ho una ricetta di tarallini dolci al vino bianco, che vanno pucciati nello zucchero e cotti al forno. Buonissimi, però sono piccoli piccoli, mica delle ciambelle come questi!
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